Mi sento abbastanza delusa da questa seconda lettura, e anche preoccupata, considerando tutto quello che ha scritto questo autore: se già la seconda prova è meno che modesta, la voglia di andare oltre non è molta.
Ma trattiamo della storia: il nostro eroe si fa fregare una valigetta piena di bigliettoni americani dopo quanto tempo? Un giorno dal suo arrivo in Iran? Ma non era intelligentissimo, informatissimo, sveglio e veloce? E quindi che fa: porta i quattrini in banca, sapendo che mezza città è sotto il controllo del generale Khadjar. E ovviamente fa una figura da pivello (meritatissima, a mio modesto parere, visto che se l'è andata a cercare).
Poi, ha un nullaosta del presidente degli Stati Uniti valido per un mese, che dà pieni poteri di decisione ed esecuzione, e si fa mettere i piedi in testa persino da quel poco di buono dell'ambasciatore americano, perde tempo, si rivolge alle persone sbagliate, abborda fanciulle di discutibile lealtà, si fa quasi ammazzare una mezza dozzina di volte, coinvolge un povero notaio belga nelle sue beghe spionistiche causandone il decesso. Piuttosto deludente, direi.
A proposito dei belgi in questa storia: quante possibilità ci sono, statisticamente parlando, che nella stessa città iraniana, nella stessa settimana, si trovino due uomini belgi? Jean Derieux poteva benissimo essere francese, van der Staern (visto il nome) poteva essere tranquillamente olandese, invece sono entrambi del Belgio, ed è molto strano! Che problema aveva
De Villiers con i belgi in quel momento?
L'unica parte godibile che ho letto è stata quella del sequestro del DC8, in cui il comandate ha praticamente costretto SAS a fornirgli un alibi. Ma la descrizione e l'uso del silenziatore sulle armi che vengono utilizzate mi ha convinta poco, per non parlare della storia dell'esplosivo camuffato da farina bianca (e le cui conseguenze non ci sono state sull'Hilton, nonostante i timori e gli avvertimenti del russo). In una sola parola: perplessa.