Romanzo terroir eccezionale dove miti, leggende e superstizione si sciorinano di pagina in pagina, dandoci la possibilità di scoprire la Sardegna di inizio secolo scorso. Una semplicità un po' distaccata, regionalismi, e tutta la piccolezza dell'essere umano, che fluttua fra gli eventi della vita come una canna al vento appunto.
La trama è tipica dei romanzi di fine Ottocento: famiglia nobiliare in declino, amori mai voluti eppur cercati, o al contrario sempre provati e guardati da lontano, il peso del Destino onnipotente, il dibattersi inutilmente dell'uomo...storie su generazioni, esistenze decise da una parola, uno sguardo, un digrignar di denti. Resta un senso vago a fine lettura, una certa inquietudine, vicina all'angoscia e al tempo stesso prevaricato dalla serenità dell'immutabilità del destino umano.
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