AccueilMes livresAjouter des livres
Découvrir
LivresAuteursLecteursCritiquesCitationsListesQuizGroupesQuestionsPrix BabelioRencontresLe Carnet
>

Critique de annarosa


(...) Per un caso del tutto improbabile, una sera Kees Popinga (quale miglior nome per dire il ridicolo del personaggio?) incontra il suo principale, che tra un bicchiere e l'altro gli rivela di accingersi a suicidarsi per finta e fuggire con la cassa per andare a godersi la vita in qualche luogo esotico. Resosi conto di essere stato l'utile idiota del ricco armatore, senza mai accorgersi dei suoi loschi affari, Popinga, che si è sempre ritenuto più intelligente degli altri - non li batteva tutti giocando a scacchi? - vuole provare a se stesso e al mondo di essere anche lui un dominatore, persino uno che fa paura se vuole: (...)
Lascia quindi senza esitazioni famiglia, lavoro, paese, fiducioso di potersi prendere dalla vita tutto ciò cui finora ha rinunciato (i treni che vede sfrecciare rappresentano per lui le misteriose avventure che da sempre avrebbe voluto vivere) per adattarsi a desideri e principi mai sentiti veramente suoi, e innanzitutto va a proporsi all'amante del suo principale, che non immaginava essere una prostituta d'alto bordo (anche lei quindi in un certo senso lo ha preso in giro). Senonchè lei ride di lui e lui, offeso dal suo riso di cui sente il significato offensivo, la strangola. Scattano le ricerche da parte della polizia e tutti i giornali parlano di lui.
All'inizio questa situazione di assoluta irresponsabilità e perciò di assoluta potenza, lo esalta come una partita a scacchi del cui esito lui è sicuro, fidando nella sua abilità di prevedere le mosse dell'altro, e persino pretendendo che stampa e polizia si occupino di lui come di un uomo estremamente interessante. Ma la vita è più complicata di un gioco e lui deve non solo fare i conti sia con un progressivo indebolimento della sua baldanza iniziale a causa della crescente solitudine (tutto si svolge nel periodo natalizio …) sia con quella che gli sembra colpevole incomprensione da parte dei giornali, che lo definiscono “il pazzo di Amsterdam”, ancor più quando avrà aggredito una seconda donna, che pure gli si era rifiutata. Senza contare che la vita non è una partita a scacchi ...
Alla fine, infatti, nuovamente il caso porterà scompiglio tra le sue pedine, dandogli scacco matto: uno dei più abili scippatori d'Europa (!), che lui ha preso per un turista americano, gli ruba tutto il denaro che gli resta riducendo così drasticamente le sue possibilità di fuga e soprattutto rivelandogli che in realtà lui “è solo un dilettante” e come tale non meritevole dell'attenzione della stampa e della polizia (a proposito di polizia, sicuramente Popinga si occupa del commissario Lucas più di quanto Lucas si occupi di Popinga).
Scopertosi “un dilettante”, Popinga desidera ormai solo una cosa: sparire, ma non senza aver prima scritto a un giornale che quando la sua lettera giungerà a destinazione, lui avrà già iniziato una nuova stupenda vita in un luogo che non rivela.
A questo punto, avendo ben pianificato la sua azione - pensa -, vestito solo di un brutto soprabito perché nessuna traccia porti alla sua identificazione e alla smentita di quanto ha scritto, si stende sui binari del treno. Senonchè - altro caso da lui non previsto - i macchinisti lo vedono, lo portano al sicuro ecc. ecc. Così Popinga si ritrova infine in un manicomio olandese dove la moglie va a trovarlo cercando inutilmente di coinvolgerlo nelle problematiche familiari e un dottore non capisce quanto matto lui sia. D'altra parte lui stesso si è sforzato per tutto quel tempo di spiegarsi e di spiegare al mondo la sua propria personalità, ma … “Non c'è una verità, vero?”, dice al medico sorpreso di trovare vuoto il quaderno in cui il suo paziente si proponeva di scrivere “La verità sul caso di Kees Popinga”.
Commenter  J’apprécie          10



Ont apprécié cette critique (1)voir plus




{* *}