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Critique de Roiben


Il racconto è ambientato nel giugno del 1914, ovvero tra 813 e L'Éclat d'obus, come dimostrato dall'epilogo stesso. Arsène Lupin ha quarant'anni ma è ancora piuttosto vivace, e ovviamente amante delle belle cose e delle belle donne. Purtroppo per lui qui di donne in senso stretto non ce ne sono, e quindi deve accontentarsi di una ragazza di diciassette anni con una cotta nemmeno troppo segreta per il ladro gentiluomo.
Vi sono alcuni particolari di questo racconto che non mi convincono. La prima è che a quarant'anni Lupin aveva più o meno abbandonato la sua sfolgorante carriera di ladro per intraprendere quella a tempo pieno di avventuriero (in Mauritania, per la precisione). Quindi è un poco fuori contesto. La seconda è che di solito non si innamora delle ragazzine minorenni, ma ha sempre puntato a donne fatte e finite, e comunque dai venti anni in su. La terza è che ha diretto un'arma carica contro un'ombra indefinita, senza sapere per l'esattezza di chi si trattasse, e ha premuto il grilletto. le conseguenze sono abbastanza ovvie. La quarta è che, ancora una volta, ho indovinato l'identità del cattivo (per modo di dire in questo caso) prima di Lupin, e anche altri particolari che francamente a me sono sembrati ovvi, ma evidentemente a Lupin no. Non posso quindi affermare che la coppia di scrittori Thomas Narcejac e Pierre Boileau abbia svolto un ottimo lavoro nello scrivere gialli, visto e considerato che finisco sempre per scoprire il trucco prima dell'eroe della storia, e che suddetto eroe a quel punto faccia un po' la figura del fesso (senza offesa, Arsène, non è certo colpa tua).
A parte tutto ciò, la storia in sé è abbastanza godibile, è c'è la duplice comparsa di un Ganimard quanto mai arzillo e sul piede di guerra, e perfino del deputato Valenglay. Una bella sorpresa. E se dimentico per un attimo le défaillance di Lupin (che, poveretto, è stato drogato per l'ennesima volta, e in questo caso non dal suo Maurice Leblanc), direi che è comunque rappresentato abbastanza fedelmente ed è sempre estremamente piacevole leggere delle sue avventure. Qui, oltre che con un castello in Normandia e morti e assassini inspiegabili, ha a che fare con un diamante storico, il Grand Sancy , e con una leggenda, storica anch'essa, riguardante la fuga del re Louis-Philippe nel 1848.
Vorrei aggiungere, qui, la stranezza delle stranezze di Lupin: in una sola avventura Arsène Lupin si traveste da Raoul d'Apignac, il quale si traveste da giornalista Richard Dumont, il quale a sua volta si traveste da bibliotecario Léonce Catarat. Un giorno o l'altro Lupin non avrà la più pallida idea di chi stia interpretando in quel momento.
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