Un prato fiorito, con erba alta mossa dal vento. Papaveri, fiordalisi ed altri fiori a spiga, violetti, che Elvira non riesce a distinguere bene. Sulla destra una grande quercia, con un gregge di pecore ammassate alla sua ombra. La luce obliqua ritaglia alcune foglie più chiare sullo sfondo verde cupo delle fronde.
Seduta sul prato, una ragazzina di dodici, tredici anni, vestita di stracci terrosi, scalza, i capelli biondi raccolti in due trecce arruffate, e ciononostante graziosissima, mangia avidamente, tenendo vicino alla bocca una rozza scodella di legno. Le piccole dita maneggiano rapide il cucchiaio. La fronte è corrugata, tutto il viso concentrato sul cibo.
Notre famille n’avait jamais rien possédé d’autre que la force des bras des hommes et l’habileté des doigts des femmes.
Le fait d’être riches les rendaient puissants, plus forts que nous, capables de nous écraser, de nous détruire en un claquement de doigts. Page 217
Una leccapiedi che striscia davanti ai potenti fa schifo come un topo di fogna. Ma una leccapiedi che usa il suo piccolo potere per far strisciare quelli più deboli di lei è una iena, una carogna, un essere abominevole.