Il n'y a rien de mieux que la montagne pour se souvenir.
J'avais l'impression de pouvoir saisir la vie de la montagne quand l'homme n'y était pas. Je ne la dérangeais pas, moi, j'étais un invité bien accepté; et je savais qu'en sa compagnie il était impossible que je me sente seul.
P 139-140
Con questi amici si dicuteva spesso di andare a vivere in montagna tutti insieme. Leggevamo Bookchin e sognavamo, o fongevamo di sognare, di trasformare uno di quiei villaggi abbandonati in una cittadella ecologica, dove avremmo sperimentato la nostra idea di società. Solo in montagna si poteva fare. Solo lassù ci avrebbero lasciati in pace. Ne conoscevanni altre, di esperimenbti cosí, in giro per le Alpi, tutti durati poco e finiti male, ma propio questo ci dava argomenti su cui discutere, e non impediva di fantasticare. Come avremmo fatto per il cibo? Come per l’energia elettrica? Come per costruire le case? Un po’ di soldi ci sarebbero ancora serviti, ma come ce li saremmo procurati? Dove avremmo mandato a scuola i nostrei figli, sempre che ce li volessimo mandare? E come avremmo risolto il problema della famiglia, sabotatrice di ogni comunità, nemica anche peggiore che la propietà e il potere?
Era io gioco dell’utopia a cui giocavamo ogni sera. Bruno, che il suo villaggio ideale lo stava costruendo davvero, si divertiva a demolire il nostro. Diceva: senza cemento le case non stanno in piedi, e senza concime non cresce nemmeno l’erba dei pascoli, e senza benzina voglio vedere come tagliate la legna. D’inverno che cosa pensate di mangiare, polenta e patate come i vecchi ? E diceva siete voi di città che la chiamate natura. Ê così astratta nella vostra testa che è astratto pure il nome. Noi qui diciamo bosco, pascolo, torrente, roccia, cose che uno può indicare con il dito. Cose che si possono usare. Se non si possono usare, un nome non glielo diamo perchè non sirve a niente.
P 100
Io vidi un oggetto per terra, e lo raccolsi : era un cono di legno liscio e cavo, simile al corno di un animale.
-quelle serve per la pietra della falce, - disse Bruno quando glielo mostrai.
-La pietra della falce?
È una pietra con qui si affila la falce. Avrà un nome anche quella, ma chi se la ricorda. Dovrei chieder a mia mamma. Credo si auna pietra di fiume.
-Di fiume?
Mi sentivo un bambino a cui bisogna spiegare tutto. Lui mostrava infinita pazienza con queste mie domande: mi prese di mano il corno e se le appoggiò su un fianco. Poi spiegò: -È una pietra liscia e tonda, quasi nera. Dev’essere bagnata per funzionare bene. Questo lo appendi alla cintura con un po’ d’aqua dentro, in modo che mentre falci, ogni tanto puoi bagnare la pietra e fare il filo alla lama, così.
Con il braccio fece un gesto ampio e morbido, disegnado una mezzaluna sopra la testa. Vidi benissimo la falce immaginaria che l’affilava.
Notre amitié habitait cette montagne, et ce qui se passait dans la vallée n’y avait pas sa place.
Le lac était un ciel nocturne en mouvement : le vent poussait d’une rive à l’autre des myriades de vaguelettes, lueurs d’étoiles qui s’éparpillaient sur l’eau noire le long des lignes de force, s’éteignaient et se rallumaient, changeait tout à coup de direction. Je me tenais immobile à observer ces dessins. J’avais l’impression de pouvoir saisir la vie de la montagne quand l’homme n’y était pas. Je ne la dérangeais pas, moi, j’étais un invité bien accepté ; et je savais qu’en sa compagnie il était impossible que je me sente seul.
Il m’apprenait un dialecte qui sonnait plus juste que l’italien à mes oreilles, comme si, en montagne, il me fallait remplacer la langue abstraite des livres par la langue concrète des choses.
L’hiver, la montagne n’était pas faite pour les hommes et il fallait la laisser en paix. Dans la philosophie qui était la sienne, qui consistait à monter et à descendre, où plutôt à fuir en haut tout ce qui lui empoisonnait la vie en bas, après la saison de la légèreté venait forcément celle de la gravité : c’était le temps du travail, de la vie en plaine et de l’humeur noire.
La maison était imprégnée de l’humidité de trop d’hivers, aussi allumions-nous le feu pour le dîner puis restions au chaud devant jusqu'à ce qu’il soit l’heure d’aller au lit. Chacun lisait son livre et parfois, entre deux pages, ravivait la flamme et la conversation. Le grand poêle noir nous écoutait.
En contrebas coulait un torrent dont j’entrevoyais parfois les étincelles, entre les taches des arbres.