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Critique de Roiben


Una volta il presidente Valenglay ha detto: “Or, Lupin est immortel” (Les dents du tigre). Si potrebbe pensare che da una di queste uscite un po' bizzarre da parte di Leblanc sia nata l'idea di un Lupin “eterno”, ovvero capace di muoversi attraverso gli anni e i secoli, senza molte variazioni personali, senza invecchiare né cedere alla noia, mentre il mondo si muove attorno a lui in una continua evoluzione. Potrebbe certamente essere uno spunto interessante. Il motivo per il quale ho preso e letto questo libro era soprattutto la curiosità di sapere come sarebbe stata adoperata l'idea.

In certi momenti l'ho trovato spassoso, in altri un poco pesante. Per la maggior parte, per la verità, abbastanza inverosimile (molto più di quanto possono apparire le opere dell'autore originale, Maurice Leblanc).

Tralasciando allusioni più o meno comprensibili (facciamo meno, perché non sono un'assidua del web né dell'informazione, e della politica francese non conosco assolutamente nulla né sono interessata a saperne qualcosa), e pubblicità poco occulta, che non ho trovato affatto di mio interesse, il modo di strappare un personaggio di inizio XX° secolo per trasportarlo a cent'anni dopo non è stato indolore né portato avanti con granché di giudizio. Inoltre la metà dei suoi intrallazzi sono risultati poco credibili e abbastanza insensati, per non dire piuttosto puerili. Va bene che Arsène Lupin, soprattutto nei suoi primi tempi da Gentleman-cabrioleur, fosse abbastanza svagato e sconsiderato, ma se non altro aveva obbiettivi chiari e lineari. Io mi trovo ancora a chiedermi a che scopo servisse tutto quel po' po' di macchinazione a Strasbourg (a parte a far incontrare Lupin, Beautrelet, la Cagliostro e Sholmès in un unico racconto).

A proposito: Holmes/Sholmès è un po' troppo fuori controllo o è una mia impressione? Capisco che già in precedenza Leblanc non lo abbia mai trattato con i guanti di velluto nei suoi scritti, ma da qui a trascinarlo in un gorgo di insensatezze e pazzia omicida ce ne passa. Ne l'Aiguille creuse si sono sparati addosso a vicenda, non è propriamente vero che un imbecille ha ucciso Raymonde: DUE imbecilli, piuttosto, che hanno alzato troppo la cresta e si sono accapigliati per nulla (a parte per il testosterone, che scorreva a fiumi in quel frangente). Mi chiedo: ma almeno li hanno messi in galera, quei due inglesi che hanno fatto i terroristi in suolo straniero? Mi auguro di sì, almeno alla prossima avventura non si rischia di ritrovarseli di nuovo fra i piedi.

La Femme aux deux sourires è un racconto proprio carino, però. Questo lo posso concedere senza troppe remore. E non mi è troppo dispiaciuta nemmeno la lettura di le Bouchon de cristal, molto lupinienne.

P.S.: continua la serie delle mogli morte in modo violento e prematuro, noto. Dev'essere un'insana abitudine dei giallisti lupiniani.
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