Premetto che prima d'ora non mi ero mai cimentata della lettura di un hard-boiled, quindi non ho la certezza se sia un genere che possa piacermi. Ne proverò un altro, di un autore differente, per raffronto, giusto per non lasciare intentato nulla.
Ciò detto, l'autore di questo romanzo (che ne ha scritti altri sullo stesso protagonista) ha fatto proprio del suo meglio per rendere il suo personaggio principale non solo caratterialmente odioso e insopportabile, ma anche con decisamente poco cervello su cui contare. Ho il fondato sospetto che passare otto mesi in prigione leggendo libri “impegnati” non sia sufficiente a far entrare un minimo di lucidità mentale nella testa di un soggetto così poco predisposto al pensiero logico.
C'è da dire che Milano non mi ha bendisposta, considerato che non sono mai riuscita ad apprezzarla (è un eufemismo: la trovo intollerabile). Quindi, chissà, aggiungere questa intolleranza alla visione che ne ha il protagonista non è stata un'esperienza gradevole.
Ma no, che dico: non può essere colpa di una città. Si tratta proprio della caratterizzazione di questo Drago; mi sono chiesta in un numero spropositato di occasioni se quando si svegliasse la mattina si rammentasse di dare una scrollata anche al suo cervello o lo lasciasse poltrire fino a tardi (tanto non si va a scuola!).
E nulla, a mio modesto parere il fatto che sia riuscito a risolvere i suoi due casi (suoi per modo di dire, se li è presi senza averne diritto) è accaduto solo per pura e semplice fortuna: fortuna di trovare la gente giusta che lo togliesse di impiccio e gli risolvesse i problemi strada facendo, altrimenti a quest'ora era ancora lì a fissarsi le scarpe in cagnesco.
Jamel Blanchard invece è apprezzabile come personaggio. Spero che rimanga a Nice, se non a vita almeno il tempo di togliersi di dosso la puzza di metropoli.
Anche Rodrigo Barillà non è male come comparsa.
Spero che il tizio che fa da protagonista non torni a fare il poliziotto. Non ha già abbastanza guai, l'arma?
Commenter  J’apprécie         00