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Critiques filtrées sur 4 étoiles  
Luisa, marquise Casati, séjourne au Ritz à Paris au début du XXÈME siècle. A cette époque, le célèbre cambrioleur Alfred Lupin, frère d'Arsène, défraie la chronique. Hélas pour lui la marquise italienne est très perspicace et dejoue toutes ses intrigues.
Frédéric Lenormand aime décidément les personnages de marquises excentiques: Luisa rappelle Emilie dans sa série Voltaire mène l'enquête, mais la première est plus extravagante encore. Elle a laissé d'elle le souvenir de léopards, boas, de fêtes ruineuses... d'ailleurs la plus riche héritière d'Italie a fini dans le dénuement.
Les chapitres racontent donc chacun une petite aventure de la marquise, et Alfred Lupin traîne toujours dans Les parages. Les lecteurs d'Arsène retrouveront Galimard renommé Galuchard.
Les frasques de la marquise sont toujours l'objet de belles images de Lenormand. le seul reproche que je pourrais lui faire est qu'il enchaîne trop vite les métaphores: nous n'avons pas le temps d'en digérer une qu'en voici une autre, et une autre encore. Cette cascade est parfois un peu lourde voire indigeste par moments car cela donne un côté trop loufoque au roman, ce que je n'apprécie pas.
En revanche j'ai beaucoup aimé l'oeuvre et je la redirai certainement.
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La Marquise de Casati installée au Ritz avec toute sa ménagerie se retrouve embrigadée et ce pour son plus grand plaisir dans une histoire de meurtre puis de vol. Elle rencontre celui que se fait passer pour Arsène Lupin ; il cherche à la mettre en porte à faux avec les événements qui se passent, mais elle n'a pas dit son dernier mot.
De quiproquo à des courses poursuites avant un peu de répit, rien n'est épargné à la Marquise. Un livre distrayant à souhait
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Un libro dagli spunti interessanti, che è un connubio di fatti e persone esistite e di invenzioni e personaggi fittizi. È una sorta di raccolta di novelle ambientate nel 1908 con un comune denominatore rappresentato dalla protagonista, la marchesa Luisa Casati, momentaneamente risiedente a Parigi presso l'Hotel Ritz e le sue sfide con un ladro gentiluomo. Ricorda, come idea, struttura e costruzione, “L'Agence Barnett et Cie” o anche “Les huit coups de l'horologe”.
L'ho trovato un po' ostico da leggere. Più volte sono tornata a riprendere passaggi precedenti. Alcune frasi non le ho affatto comprese e in alcuni casi ho avuto l'impressione che si potesse trattare di espressioni particolari o idiomatiche, forse qualche gioco di parole che, non essendo io di lingua francese, non ho recepito.
A ogni modo, nonostante tutto l'ho trovata una lettura piacevole e a tratti divertente (penso per questo alle sortite di Gigi il ghepardo in giro per Parigi, o ai tentativi maldestri di Galuchard di mettere le mani su Lupin, o allo psicologo alle prese con la marchesa e il ladro, o all'arrivo di Gabriele D'Annunzio al Ritz, o a Lupin travestito da donna, due volte), in grado di allietare senza divenire pensante né avere troppe pretese di autenticità, nonostante cenni storici sparsi un po' ovunque. Il mio capitolo preferito è sicuramente il nono, nel quale Luisa Casati, Alfred Lupin e Galuchard vengono radunati assieme per tirare le somme di una faccenda che ha avuto il suo inizio immediatamente dopo (o forse poco prima) l'arrivo della marchesa a Parigi. Per secondo, direi l'ultimo capitolo che mi ha fatta sorridere al pensiero dei due protagonisti che si incontrano a più di quarant'anni di distanza dal loro primo scontro e giocano come ragazzini nonostante l'età.
Ho un dubbio, anzi due. Il primo: essendo il libro imperniato sugli incontri/scontri fra la Casati e un Lupin (tale Alfred, sedicente fratello di Arsène), non riesco a comprendere perché il titolo di questo romanzo-raccolta si riferisca a “gentlemen cambrioleurs”, quindi plurale, quando di cabrioleur (gentleman o meno che sia) ne compare sempre e solo uno (e neppure l'originale). Il secondo si rifà in parte al primo: a che pro, mi sono più volte chiesta durante la lettura di questo libro, viene inventato un fratello di Arsène Lupin, quando alla fin fine compare un unico ladro e quando quello che fa Alfred poteva tranquillamente farlo Arsène, con risultati perfino migliori oserei dire (a volte Alfred mi è parso un poco impacciato; una stranezza considerando che dovrebbe essere una sorta di maestro nel suo campo)? E perché, similmente, viene piazzato nel romanzo un ispettore Galuchard nuovo di zecca, quando si poteva prendere Justin Ganimard e fargli fare esattamente le medesime cose (anche qui forse con un po' più di malizia, dato che questo ispettore mi ha ricordato il Guerchard della serie televisiva degli anni '70 e il suo essere un po' troppo imbranato)?

P.S. FR -> Annotation pour l'auteur: en italien le titre de courtoisie et de respect “Monsieur“ suivi par un nome propre masculin ou aussi par un titre professionnel veut une troncature de la dernière lettre. Donc c'est “Signor Grabriele D'Annunzio“ par exemple, pas “Signore“.
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