La trama in sé non è malvagia, dà l'idea (per quanto mi sia concesso rendermene conto data la mia scarsa dimestichezza con la storia mondiale) di essere piuttosto ben curata e maneggiata con una certa sapienza. Sembra, a tratti, una sorta di steampunk nucleare, sempre che una cosa del genere possa avere senso.
Ora, personalmente non sono una fruitrice (“lettrice” mi sembra pretenzioso) di fumetti et similia, quindi temo di non essere qualificata per apprezzare come dovuto quest'opera. Tuttavia ho avuto una serie di dubbi durante lo scorrimento della storia.
Holmes ha sessantuno anni nel 1915, e fa l'apicoltore in modo stabile, dopo essersi ritirato dalla carriera di investigatore privato nonché simil-agente segreto per il suo governo. Che possa portarsi dentro casa un uomo adulto svenuto sollevandolo a forza di braccia mi pare del tutto inverosimile; che per di più sia a conoscenza di come medicare una ferita da arma da fuoco in modo da non far crepare il suddetto uomo, alquanto improbabile. Io non ho mai letto di Watson che sutura una ferita da arma da fuoco, ma essendo lui stato medico da campo lo trovo piuttosto plausibile, tuttavia non mi pare che abbia mai fatto corsi accelerati della sua arte all'amico investigatore.
Altrettanto bizzarra è l'idea che dopo più di trent'anni il dottor Watson venga richiamato alle armi. Si suppone che la Corona abbia a sua disposizione del personale più fresco per certi servizi nell'esercito.
Poi, l'idea che Holmes e Watson siano consapevoli dell'esistenza di un signor Doyle che scrive di loro ha qualcosa di inquietante, vira in modo deciso alla fantascienza/fantasy.
Mycroft è stato un po' una delusione, sia per l'aspetto da nano sovrappeso che per lo scarso acume intellettuale dimostrato.
Il pensiero di Sherlock Holmes con un figlio è troppo strano. Più che altro perché presuppone un rapporto stretto con una donna (foss'anche
Irene Adler). E la scena dei sotterranei è stata imbarazzante e grottesca. Mi stupisco che a Lupin non sia venuto un infarto, a quella vista.
Ecco, parliamo di Lupin. Nel 1915 è già saldamente nei panni di don Luis Perenna, in giro per il mondo a far negoziati con possibili alleati, poi più o meno fisso in Marocco. Il tutto dopo aver cercato di “conquistare l'Europa” e aver fallito. Ne è passata, decisamente tanta, di acqua sotto i ponti dagli avvenimenti de l'Aiguille Creuse e della povera Raymonde. L'aveva già accantonata, a quel punto, facendo più di un pensiero su Dolorès Kesselbach. Dubito che abbia trovato anche il tempo di avere incubi sull'ex-moglie (una delle tante), visto quant'è piena e trafficata la sua vita. A tal proposito: qualcuno, per caso, ha notato che le mogli di Lupin finiscono per lo più morte ammazzate? Io ci penserei due volte prima di sposarmelo.
Inoltre non è ammissibile che spari, con deliberata intenzione di uccidere, contro il professor Moriarty (che viene qui presentato come un ex-insegnante di Holmes… ma per favore!). Se gli avesse sparato alla mano (e considerando che Lupin ha un'ottima mira, dubito avrebbe avuto problemi a farlo) avrebbe ottenuto un duplice obbiettivo: evitare di uccidere un essere umano ed evitare al contempo che suddetto uccidesse il povero dottor Watson, che ci va sempre di mezzo senza mai aver fatto nulla per meritarselo.