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EAN : 9788842823827
915 pages
Il Saggiatore (05/10/2017)
3.5/5   1 notes
Résumé :
"Questa raccolta di scritti è la storia di una vita, di un'impresa, di un pensiero."
Franca Ongaro Basaglia
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Critiques, Analyses et Avis (1) Ajouter une critique
Et voilà, après des mois et des mois de lecture, j'en termine avec les Ecrits de Franco Basaglia. Que dire? Quel homme que celui qui a mené le combat pour la transformation de la psychiatrie italienne !
L'ouvrage se divise en deux parties. D'une part, on trouve les écrits de 1953 à 1968, de la psychiatrie phénoménologique à l'expérience de Gorizia, qui permettent de découvrir Basaglia sous un autre angle, celui de ses travaux de phénoménologie. Ensuite vient la seconde partie, de 1968 à 1980, de l'ouverture de l'asile à la nouvelle loi sur l'assistance psychiatrique. Certains des textes sont déjà présents dans d'autres livres, tels que Crimini di pace (Criminels de paix) ou encore Cos'è la psichiatria? (Quest-ce que la psychiatrie?). Tous n'y sont pas, Franca Ongaro Basaglia précise dans la préface qu'elle a choisi de retirer les textes pouvant constituer des répétitions d'éléments déjà évoqués dans d'autres.
En somme, malgré la longueur (900 pages en italien, je peux vous dire que je ne suis pas fâchée d'avoir fini !), ce volume donne un bel aperçu des pensées de Franco Basaglia et de la bataille qu'il a conduite contre les asiles inhumains, contre l'enfermement des "fous" qui bien souvent n'avaient commis d'autre faute que celle d'être pauvres.

Challenge ABC 2019/2020
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Citations et extraits (20) Voir plus Ajouter une citation
Secondo la classe sociale, cioè le possibilità economiche, i malati refrattari al trattamento vengono smistati nelle case di cura o nei manicomi.
Anch'io, non risultando un caso sufficientemente interessante ai fini didattici e mantenendomi in certa misura ancora refrattario all'addestramento, sono stato smistato verso il manicomio.
Il lungo inutile training universitario, il gioco di potere delle scuole, delle ideologie, il mito della carriera, del prestigio pulito scientifico neutrale, il silenzio delle biblioteche dove gli scienziati si dedicano ai loro studi, il rispetto ossequioso dei malati intimoriti da questa scienza, le spalle protette dal fantasma del direttore al quale si deve deferenza e dedizione, i lavori scientifici su "un caso di trattato con...", le comunicazioni ai congressi dove c'è sempre un pubblico disposto ad ascoltare e applaudire chiunque appartenga alla categoria : questa è la piccola psichiatria universitaria dove si allevano i grandi psichiatri, i cui risultati clinici e scientifici sono impliciti nella definizione dell'incomprensibilità della malattia.
Ma la grande psichiatria (come viene chiamata in gergo tecnico la psichiatria manicomiale) è un'altra cosa e ad essa sono stati finora riservati i più piccoli psichiatri, quelli che non sono riusciti a trovare sistemazione altrove : perché il manicomio può offrire sicurezza protezione custodia, senza chiedere in cambio una preparazione particolare. Il che non può non alimentare l'atmosfera di scetticismo cinismo violenza che regna nelle istituzione chiuse, dove psichiatra e internato sembrano percorrere strade paradossalmente parallele.

(Prefazione a La marchesa e i demoni)
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Il manicomio - nato come difesa da parte dei sani contro la pazzia, come protezione dall'invasione dei "centri d'infezione" - sembra essere finalmente considerato il luogo dal quale il malato mentale deve essere difeso e salvato. "L'oggetto della psichiatria" dice Ey in un suo recente articolo "non è più il paziente che fa paura, ma l'uomo malato che ha paura".
La scoperta della libertà da parte della psichiatria porta dunque il problema del malato mentale fuori del manicomio. In realtà vi sono ancora ovunque grate, chiavi, sbarre, cancelli, personale con scarsa preparazione tecnica e spesso umana, ma il problema è comunque aperto : la distruzione del manicomio è un fatto urgentemente necessario, se non semplicemente ovvio.

(La distruzione dell'ospedale psichiatrico come luogo di istituzionalizzazione)
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Je ne veux pas dire que la maladie n'existe pas, mais je veux dire que nous produisons une symptomatologie, c'est-à-dire la manière dans laquelle la maladie s'exprime - selon la manière avec laquelle nous songeons à la gérer, parce que la maladie se construit et s'exprime toujours à l'image des mesures qu'on adopte pour l'affronter.

(Ideologia e pratica in tema di salute mentale)
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La ricerca nel gruppo del capro espiatorio del membro da escludere sul quale scaricare la propria aggressività, non può essere spiegata che nella volontà dell'uomo di escludere la parte di se che gli fa paura. Il razzismo in tutte le sue facce non è che l'espressione del bisogno di queste aree di compenso, quanto l'esistenza dei manicomi, quale simbolo di ciò che si potrebbe definire "le riserve psichiatriche" paragonandole all'apartheid del negro o ai ghetti, è l'espressione di una volontà di escludere ciò che si teme perché ignoto ed inaccessibile. Volontà giustificata e scientificamente confermata da uno psichiatra che ha considerato l'oggetto dei suoi studi come incomprensibile e, in quanto tale, da relegare nella schiera degli esclusi.

(Un problema di psichiatria istituzionale, L'esclusione come categoria socio-psichiatrica)
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Noi tecnici siamo delegati ad usare il nostro sapere e il potere implicito nel nostro ruolo, come strumenti di dominio. Dobbiamo invece usare questo potere, ciascuno nel proprio settore, per rendere espliciti i processi attraverso i quali si esplica questo dominio, perché la classe che è oggetto di sopraffazione, a tutti i livelli, si impadronisca di questa conoscenza, la faccia propria e ne rifiuti il meccanismo.
Ma il nostro intervento non può limitarsi all'eterno compito dell'intellettuale borghese che insegna a chi è oppresso la via della sua liberazione, perché in tale modo si continua a perpetuare la nostra distanza e la nostra dominazione. Noi dobbiamo mostrare nella pratica, attraverso le conoscenze di cui disponiamo e assieme a chi è oggetto di oppressione, l'uso concreto che viene quotidianamente fatto dalla scienza borghese ai danni della classe subordinata, perché attraverso la realtà pratica della nostra azione - sul cui solo terreno anche noi ci troviamo a pagare di persona nonostante il nostro potere - chi è oppresso prenda coscienza di tutti i meccanismi attraverso cui passa l'oppressione, per arrivare a rifiutarli.

(L'utopia della realtà)
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