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EAN : 9782918682189
311 pages
Arkhe editions (24/03/2012)
4.33/5   3 notes
Résumé :
"Quand il prend la tête de l'hôpital psychiatrique de Gorizia, aux débuts des années 1960, Franco Basaglia constate que l'institution, lieu d'exclusion social, réduit la «folie» à des paramètres purement médico-biologiques, et tend à chosifier radicalement le patient : de sujet, il devient objet, de «personne à comprendre», il devient «problème à gérer». Exproprié du sens de sa souffrance comme de sa parole, le patient, réduit au statut de «danger pour lui-même et l... >Voir plus
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Critiques, Analyses et Avis (1) Ajouter une critique
Franco Basaglia, psychiatre italien, a donné son nom à la loi qui a marqué la fermeture des hôpitaux psychiatriques en Italie.
L'Istituzione negata est un recueil de travaux de Basaglia et de ses collaborateurs à l'hôpital de Gorizia. Il a été publié en 1968 et a eu immédiatement un impact important.
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Citations et extraits (27) Voir plus Ajouter une citation
D : Perché se il fine della comunità è quello di guarire l'ammalato e di riportarlo alla vita esterna non ci sarebbe pericolo che la comunità si chiudesse in se stessa, se arrivasse a difendere il suo componente?
FURIO : Io penso che molte persone hanno raggiunto ormai questo stato di rassegnazione; ma credo che se la società viene incontro a queste persone, in esse ritorna l'aspirazione ad uscire. Adesso è la fase dell'intervento dall'esterno verso l'interno; cioè noi abbiamo ottenuto l'apertura interna, adesso sarebbe necessario ottenere l'apertura verso l'esterno.
D : L'apertura esterna, cioè l'accettazione da parte dell'esterno dell'ammalato mentale. Secondo lei per sua esperienza, è ancora molto dura la posizione dell'esterno nei riguardi dell'ammalato mentale?
FURIO : Si, indubbiamente, i pregiudizi, nei riguardi della malattia mentale e del malato mentale sono molto diffusi e anche molto radicati. Molte volte io contesto a certi familiari che hanno certe espressioni: ma io non posso prenderlo a casa, perché ho paura; e io faccio questa contestazione: guardi, secondo me la sua paura non ha ragione d'essere, in quanto quella persona non è pericolosa affatto; non è pericolosa, perché non fa niente di pericoloso, non credo che alzar la voce ogni tanto sia un fatto pericoloso, questo succede a tutti, io credo che lei sia adagiata un po' in questa situazione di comodo e si scarica la propria coscienza dicendo: io ho paura, cioè è pericoloso, io non posso prenderlo, siamo più tranquilli cosi, io da una parte e tu dall'altra, cosi non affronta il problema. Invece abbiamo visto che quando il problema è stato affrontato sono state dimesse persone che avevano fatto dieci, quindici, vent'anni d'ospedale, ed è stato possibile dimetterle quando si è potuto aprirsi verso l'esterno, quando questo problema veniva portato all'esterno, veniva portato alla famiglia, all'esterno dell'ospedale.


(Nino Vascon, Introduzione documentaria)
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D : La sensazione che si ha dall'esterno è che voi prescindiate dalla malattia, quasi che la malattia non esista.
BASAGLIA : Non è che noi prescindiamo dalla malattia, ma riteniamo che per avere un rapporto con un individuo, sia necessario impostarlo indipendentamente da quella che puo essere l'eticheta che lo definisce. Io ho rapporto con un uomo non per il nome che porta ma per quello che è. Quindi, nel momento in cui io dico : questo individuo è uno schizofrenico (con tutto cio che, per ragioni culturali, è implicito in questo termine), io mi rapporto con lui in modo particolare, sapendo appunto che la schizofrenia è una malattia per la quale non c'è niente da fare : il mio rapporto sarà solo quello di colui che si aspetta soltanto della "schizofrenicità" dal suo interlocutore. A quindi comprensibile come - su queste basi - la vecchia avesse relegato, imprigionato ed escluso questo malato, per il quale riteneva non vi fossero mezzi né strumenti di cura. Per questo è necessario avvicinarsi a lui mettendo fra parentesi la malattia.

(Nino Vascon, Introduzione documentaria)
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Tuttavia, se la malattia è anche legata, come nella maggior parte dei casi, a fattori socio-ambientali, a livelli di resistenza all'urto di una società che non tiene conto dell'uomo e delle sue esigenze, la soluzione di un cosi grave problema non puo che essere trovata in una imposyazione socio-economica, tale da consentire anche il graduale reinserimento di questi elementi che non hanno retto allo sforzo, che non hanno sostenuto il gioco. Qualsiasi tentativo si possa compiere nell'avvicinarsi a questo problema, si limiterà solo a dimostrare che l'attuazione di un simile passo è possibile, ma resterà inevitabilmente isolato e quindi privo del minimo significato sociale, se ad esso non si unisca un movimento strutturale di base che abbia a tener conto di cio che avviene quando un malato mentale viene dimesso, del lavoro che non trova, dell'ambiente che lo respinge, delle circonstanze che, anziché aiutarlo a reinserirsi, lo spingono gradualmente verso le mura dell'Ospedale Psichiatrico. Parlare di una riforma della legge psichiatrica attuale, significa voler affrontare, non solo nuovi sistemi e regole su cui fondare la nuova organizzazione, ma sopratutto i problemi di carattere sociale che sono ad essa collegati.

(Franco Basaglia, Le istituzioni della violenza)
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Ma la dialettica esiste solo quando ci sia più di una possibilità, cioè un'alternativa. Se il malato non ha alternative, se la sua vita gli si presenta già prestabilita, organizzata e la sua partecipazione personale consiste nell'adesione all'ordine, senza posibilità di scampo; si troverà imprigionato nel terreno psichiatrico, cosi come si trovava imprigionato nel mondo esterno di cui non riusciva ad affrontare dialetticamente le contraddizioni. Come la realtà che non riusciva a contestare, l'istituto cui non puo opporsi, non gli lascia che un unico scampo: la fuga nella produzione psicotica, il rifugio nel delirio dove non c'è né contraddizione né dialettica...

(Franco Basaglia, Le istituzioni della violenza)
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Qui è utile una considerazione : gli ospedali psichiatrici sono gli ospedali più poveri. Nelle istituzioni provinciali italiane vanno i poveri, in quanto se appena le famiglie possono permettersi qualche spesa e hanno intenzione di difendere il loro congiunto, lo consegnano ad una clinica privata o lo tengono in casa. Ma quando le condizioni del bilancio familiare non lo consentono o quando venga a mancare la coesione del gruppo, e la comune volontà verso il congiunto, l'Ospedale Psichiatrico diventa anche per l'ammalato di "buona famiglia" l'ultimo rifugio.
Il bilancio delle amministrazioni provinciali non è certo florido, ma in ogni caso spese più attraenti, più appariscenti e molte volte elettoralmente più valide hanno diritto di precedenza su quelle per il manicomio.

(Nino Vascon, Introduzione documentaria)
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